Index > Interview
Back
Wednesday, May 04, 2022
Corriere della Sera: Putin è insoddisfatto della Cina. Sa che non lo salverà dalle sanzioni
Guido Santevecchi

Kung Chan, fondatore del think tank Anbound, spiega perché la Xinhua ha dato voce al ministro degli Esteri ucraino Kuleba e alle sue accuse alla Russia. «Kiev non può accettare di perdere il suo territorio. Ed è stata abile a sottolineare come la guerra non sia negli interessi di Pechino»

C'è un segnale in codice di Pechino a Mosca nell'intervista al ministro degli Esteri ucraino pubblicata dall'agenzia statale cinese Xinhua? Aver dato la parola a Kiev è una novità per la Cina dell'«amicizia senza limiti» con la Russia. Dmytro Kuleba rispondendo alla Xinhua ha denunciato l'invasione russa, i bombardamenti, la strage di civili, ha chiesto alla Cina di «garantire la sicurezza dell'Ucraina quando si arriverà al cessate il fuoco». Leggere in cinese, senza censura, la posizione di Kiev e parole come «invasione» e «aggressione», sempre evitate da Xi Jinping, è notevole (anche se i cinesi comuni hanno altro da fare che leggere e analizzare la Xinhua e sono i «pechinologi» a interrogarsi).

Per il Partito-Stato cinese, che controlla attentamente la Xinhua, dare voce all'Ucraina sotto attacco può essere una svolta diplomatica?
Risponde da Pechino Kung Chan, fondatore del think tank cinese «Anbound», che è indipendente ma fornisce le sue analisi geopolitiche e macroeconomiche anche a esponenti dell'establishment governativo: «La Xinhua si è dovuta muovere sul filo dell'equilibrismo, come dimostra il fatto che lo stesso giorno ha intervistato anche il russo Sergei Lavrov. Ma anche se dare la parola a Kiev fosse effettivamente stato un segnale per Mosca, non cambierà niente perché in Occidente la visione della Cina si è cristallizzata».

Agli atti c'è la dichiarazione di «amicizia senza limiti» tra Cina e Russia...
«In realtà, Vladimir Putin ha espresso in pubblico insoddisfazione verso la Cina. Ha detto che la Russia non può puntare tutte le sue carte su Pechino per evitare l'impatto delle sanzioni occidentali. Putin sa bene che molte aziende cinesi non vogliono rischiare "sanzioni secondarie" e non intendono farsi pagare in rubli, che si possono rapidamente svalutare. La comunità degli affari di Pechino si sta muovendo con cautela nei confronti della Russia».

Che opinione si è fatto sulla posizione dell'Ucraina? Pensa che voglia davvero negoziare con la Russia?
«Kiev vuole sicuramente discutere il cessate il fuoco. Le loro città sono in macerie, donne e bambini profughi in giro per il mondo. Il problema è che l'Ucraina non può accettare di perdere parte del suo territorio come condizione per una sospensione delle ostilità. In quel caso renderebbe inutili e senza senso tutti i sacrifici affrontati finora».


Ma Pechino potrebbe garantire la sicurezza dell'Ucraina dopo il cessate il fuoco?
«A mio avviso no. Forse lo avrebbe potuto fare in passato. Ma la Cina ora è in guerra contro i focolai di Covid-19, l'impatto sull'economia è forte, la crescita è in dubbio. E poi le questioni europee viste da Pechino appaiono confuse. L'Occidente dice che la Cina è alleata di Mosca anche se a ben vedere dall'inizio della guerra la Germania ha comprato molto più gas russo di quanto ne abbia ricevuto la Cina: 9,1 miliardi di euro i tedeschi; 6 miliardi i cinesi... Io credo che la Cina continuerà a compiere sforzi per riportare la pace. Non escludo maggiore attivismo cinese in futuro, ma sono scettico sull'efficacia di una mediazione a questo stadio della guerra: tutti conoscono lo stile diplomatico di Mosca e tutti hanno potuto conoscere lo spirito combattivo del popolo ucraino. Penso che la violenza dello scontro alla fine porterà a un ripensamento dei rapporti geopolitici: il mondo accetterà lo status di grande potenza della Russia e rispetterà il popolo ucraino per quello che merita».

Nell'intervista alla Xinhua, il ministro ucraino ha detto che "Questa guerra non è in linea con gli interessi della Cina. La crisi alimentare globale, i problemi dell'economia rappresentano una grave minaccia per la Cina. Considerate anche che la Russia sta paralizzando la Belt and Road Initiative lanciata dalla vostra leadership" (le Vie della seta, ndr). Secondo lei Kuleba su questa considerazione ha ragione?
«La penso allo stesso modo. E chiunque conosca i dati economici cinesi non può che concordare con il ministro Kuleba. Debbo dire che ho una certa stima per lo staff ucraino che è stato in grado di seguire così a fondo gli sviluppi in Cina mentre loro sono occupati dalla guerra. Ma anche diplomatici cinesi, come l'ambasciatore negli Stati Uniti, hanno detto chiaramente che questo conflitto non è nel nostro interesse. L'interscambio commerciale Cina-Russia vale 147 miliardi di dollari, solo il 2,4% del commercio estero cinese. Putin ha detto più volte che vorrebbe portare gli scambi bilaterali a 200 miliardi di dollari, ma Pechino non ha annunciato lo stesso obiettivo, ha parlato solo di incrementare i commerci. Dopo tutto, è noto che la Russia non produce molto oltre a petrolio e gas... e ai cinesi la vodka non piace».


Chan oltre che di consulenza su questioni geopolitiche si occupa di analisi delle metodologie di informazione. Che risonanza hanno avuto in Cina le interviste «parallele» della Xinhua ai due diplomatici nemici?
«Basta fare una ricerca su Internet usando i termini "Kuleba e Xinhua" con caratteri cinesi per avere oltre 8,3 milioni di risultati. Con "Lavrov e Xinhua" si arriva a 1,1 milioni. Sette volte più attenzione per l'intervista al ministro ucraino. Ma questo non ha niente a che fare con la Cina o la stampa cinese, è semplicemente il segno che il discorso del ministro russo ripeteva posizioni note e poco eccitanti, mentre il ministro ucraino ha fatto un ottimo lavoro di informazione».

Media Link: https://www.corriere.it/esteri/22_maggio_04/putin-insoddisfatto-cina-d0584be4-cba6-11ec-82c2-025e23a41f5c.shtml

Corriere della Sera
Copyright © 2012-2024 ANBOUND